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FRANCESCA CAMMISA

Menzione Speciale
Scrivendo Ancora 2024
Sez. Racconti

Francesca Cammisa

con il racconto breve “L'ira”

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Presentazione opera

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Chi sono

FRANCESCA CAMMISA  si è laureata in Letteratura Brasiliana presso l’università di Roma La Sapienza. Nel frattempo ha frequentato un corso di Teatro e Doppiaggio e lavorato sporadicamente in tale ambito (Radio, teatro, doppiaggio, audio racconti, letture pubbliche). Attualmente è impiegata nel campo della ricerca presso un ente pubblico, ma negli anni ha continuato a coltivare le sue passioni: scrivere racconti, lavorare con la voce, realizzare videolavori. Ama i libri, la musica, il cinema, il teatro e la fotografia.

Ha creato e cura un blog Per il mondo mondicchiando (https://perilmondomondicchiando.blogspot.com/) in cui ha radunato tutte queste passioni. Vincitrice e/o finalista in 19 concorsi letterari.

Pubblicazioni:

- Traduzione dal Portoghese in Italiano “Decamerone Indigeno – Miti e leggende degli Indios dell’Amazzonia” di Nunes Pereira (ed. Giorgio Lucas Editore, 1995)

- Diciott’anni e dintorni (Viola Editrice, 2016)

- Co-autrice in 13 antologie di AA.VV

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Presentazione

Il racconto "L'ira" prende ispirazione dai numerosi casi di femminicidio riportati dalla cronaca. Esplora come spesso questi atti siano conseguenza di dinamiche ereditate dal passato familiare e sottolinea l'importanza della consapevolezza, sia da parte delle donne che della società, per prevenirli. Inoltre, evidenzia la necessità di un processo di rieducazione, supportato da cure specialistiche, per affrontare efficacemente il problema.

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Presentazione L'ira
Racconto L'ira

Racconto
Francesca Cammisa

L'IRA

 

Oggi non ho proprio voglia di alzarmi. Sono stanco. Mi fa male tutto. Mi fanno male le mani.

Sono giorni di vacanza e mi sembra giusto non voler fare nulla e stare fermo a guardarmi intorno. Ieri sono stato seduto sulla sdraio tutto il giorno e con gli occhiali scuri, senza esser visto, osservavo le persone intorno a me. Credo che ne abbia diritto, o no? Ma ero disturbato in continuazione. Alcuni bambini più avanti giocavano, ridevano, erano felici e mi era salita una rabbia. Mi voltai per guardarli, mi tolsi gli occhiali da sole e urlai “La vogliamo smettere con questo baccano?!? Insomma!”. Mi accorsi allora che c’era mio figlio tra loro, era in disparte, non rideva. Sempre il solito quel ragazzino, vuole stare da solo, e che è? Alla sua età io passavo il tempo con un gruppo di ragazzini a giocare a calcio e andava sempre a finire con delle fantastiche azzuffate finali. Un giorno tornai a casa con un braccio rotto. Mia madre mi venne incontro preoccupata e le urlai che erano problemi miei, che non se ne doveva occupare. Tornò mio padre per pranzo e mi vide così. Si arrabbiò con mia madre. Dopo aver provato a riposare uscii dalla stanza e vidi mia madre accasciata con le mani che le coprivano il volto. Andammo comunque al pronto soccorso perché il braccio mi penzolava e solo lei mi poteva accompagnare. In macchina mi accorsi che aveva lividi dappertutto e una fasciatura intorno al polso. Sarà stato mio padre, evidentemente se lo meritava! Era una donna così lagnosa. Mi saliva una rabbia a sentirla. Figuriamoci a mio padre! Un giorno tornai da scuola e non trovai nessuno a casa. Trovai il pranzo pronto e la tavola era apparecchiata, ma lei se ne era andata. Mio padre andò su tutte le furie e mi mandò dai nonni e lì rimasi fino a quando non mi sposai e andai a vivere nella mia vecchia casa. Non so cosa accadde, i mei nonni mi dissero solo che i miei genitori erano morti in un incidente. A scuola mi parlavano dietro, non c’era giorno che non mi azzuffassi con qualcuno. Alle superiori, un giorno uno dei miei compagni in un momento di rabbia, dopo averlo picchiato, mi urlò che io ero così violento perché mio padre aveva ammazzato mia madre e si era suicidato subito dopo. Ma che ne sapeva quello là, avrebbe dovuto lavarsi la bocca con il sapone dopo quello che mi aveva detto.

 

Mio figlio dovrebbe imparare a difendersi. Quando alzo le mani lui non si difende. Si piega e se le prende una per una. Non piange neanche, sta zitto. Quella cretina di mia moglie cerca sempre di difenderlo, ma sa bene che poi ce ne è anche per lei.

 

Nei giorni di ferie non si dovrebbe incontrare nessuno che ha a che fare con l’ambiente di lavoro. Ho un incarico allo sportello di un ufficio pubblico. Io che non sopporto la gente sono costretto ad averla davanti tutto il giorno, non ho mica tutta questa pazienza! Una volta venne allo sportello una signora anziana, non potevo chiudere la pratica perché mancavano alcuni documenti. La vecchina cominciò a lagnarsi che lei non sapeva, che facevano tutto i figli, che non si ricordava. Mi montò una rabbia! Le urlai che se voleva che si chiudesse la questione doveva fare in modo di ricordarsi tutto e non portare le cose a metà! Lei provò a dirmi qualcosa ma le strillai di andarsene e di tornare quando tutto era a posto. Intervenne un mio collega che, vedendo la signora palesemente impaurita, la fermò e ci parlò. In realtà lei aveva tutto ero io che nella foga non me ne accorsi. Ma era stata colpa sua, mica si consegna la documentazione a rate! La gente è così sprovveduta. Il collega segnalò l’accaduto al direttore, che non volle parlarmi ma mi raddoppiò i turni. Raddoppiando le mie sfuriate.

Quel maledetto sta passando le vacanze qui, ha l’ombrellone allo stabilimento accanto. L’altra sera stava in piazza con un gruppo di amici e pensai: “ma che c’avranno da ridere e scherzare? Mi fanno incazzare!” Speravo non mi vedesse che non avevo nessuna voglia di salutarlo, quell’imbecille. Ma purtroppo non è stato così, mi ha salutato da lontano e provò ad avvicinarsi, ho alzato la mano e mi sono voltato per andarmene. Lo odio! La gente vuole andare al suo sportello, nessuno vuole venire più da me. Si becca pure un sacco di regali. Ma un giorno mi vendicherò.

 

Il sole era quasi al tramonto. Sentii una risata leggera, era mia figlia, la mia dolce figlia, la amo più della mia vita. È giovane ma ha deciso di andare a vivere con un tipo che mi sembra a posto, un po’ collerico, ma è a posto.

«Papi, non veniamo a cena, stasera andiamo in discoteca» mi disse.

«Andate, andate. Che la gioventù non ritorna più.»

Quanto è bella mia figlia. Sembra la madre prima che ci sposassimo.

 

Ieri sera mia moglie non ha voluto soddisfare le mie voglie. Ma gliel’ho fatta vedere io! Per fortuna se ne è andata a dormire sul divano. Questa mattina prima dell’alba qualcuno mi ha svegliato bussando alla porta della mia stanza. Ho gridato: «Come ve lo devo dire che non voglio essere disturbato per nessuna ragione! Non vi azzardate mai più.» 

Avrei voluto rimanere a letto. Mi fa male tutto, mi fanno male le mani. Sono stanco. Vabbè, mi hanno rovinato il sonno, è arrivata l’ora di alzarsi.

 Troppo silenzio intorno a me. Non c’è anima viva. Ma non c’è nessuno che mi faccia un caffè in questa benedetta casa? E che cavolo! Ma qui c’è un biglietto: “Sono al pronto soccorso.” Uffa! Ma che sarà successo? Quella non è capace di fare niente. Mi tocca andare! Prendo la bici che faccio prima. Ma perché mi fissa così il vicino? Ma che vuole?

«Oh dico a lei! Ma che ha da guardare in quel modo? Si faccia un po’ gli affari suoi.»

Avrà sentito? Avrò urlato abbastanza? Ma la gente un po’ di cavoli suoi non se li sa fare?

Io volevo andare al mare e non passare la mia giornata al pronto soccorso. E poi chissà per cosa? Sarà una cavolata.

Che casino che c’è qui! La tipa allo sportello urla, urla, ma che avrà da urlare, se c’è qualcuno che si deve incazzare sono solo io che sto girando a vuoto e nessuno che mi dia retta. Ora gliene dico quattro a questa.

«Ehi! Dico a lei, sono due ore che sto qui! Quanto c’è da aspettare per sapere qualcosa? Dov’è mia moglie? Mi vuole ascoltare? Guardi che chiamo i carabinieri se non mi date retta!»

«Si calmi. Le ho detto che lei deve aspettare qui seduto. Non si preoccupi di chiamare i carabinieri che sono già qui. Ora mi lasci lavorare che qui c’è gente che sta male!»

Odio quando mi dicono “si calmi”, mi sale il sangue alla testa. Meglio che sto fermo se no qui ci potrei mettere anche le radici.

«E non si arrabbi, io ho chiesto solo un’informazione!»

Finalmente! Vedo un medico che mi sta venendo incontro, alla buon’ora! Ora mi sente.

«Allora mi vuole dire che sta succedendo?!? Vi denuncio tutti!»

«Ieri sera c’è stata una rissa in discoteca. Un tipo, sotto l’effetto di alcol e stupefacenti ha avuto uno scatto d’ira ed è scoppiata una rissa con il compagno di sua figlia. Tutta colpa della gelosia. Sua figlia è riuscita a dividerli e sono andati via.»

«Chi ci faccio qui allora?»

«Tornando a casa accecato dalla rabbia e dalla gelosia il compagno di sua figlia ha cominciato a percuoterla fino a ridurla in condizioni spaventose. Ora è in terapia intensiva. È stata sua moglie a salvarla. Li ha visti sul vialetto di casa mentre tornavano ed ha capito quanto sarebbe successo. Se non fosse arrivata in tempo non so se sua figlia sarebbe arrivata qui. Un vicino che aveva sentito le urla ha visto tutto e ha chiamato l’ambulanza. Sua moglie la stanno medicando a causa di forti contusioni, anche pregresse. No, non mi guardi così non è stato il ragazzo. È stata brava la signora. È stata la sua intuizione a salvare sua figlia. In questi casi noi del pronto soccorso dobbiamo segnalare l’accaduto all’Autorità Giudiziaria, ma non mi sono limitato a denunciare le percosse su sua figlia ma anche le percosse refertate su sua moglie. Le abbiamo consigliato di denunciare.»

«Ma come si permette! Che denuncia e denuncia! Chi dovrebbe denunciare poi? Per quattro graffi? Me la vedo io con mia moglie! E poi ci parlo io con il fidanzato di mia figlia. Avrà avuto sicuramente le sue ragioni, e poi che ne sa se è stato davvero lui a darle due sberle?»

Questo dottorino m’ha rotto. Se non ci fossero quelle due guardie gli mollerei due cazzotti così la smette di farmi la paternale, e poi figurati se quella mollacciona l’avrà fatto. Ma quando torna a casa gliela faccio vedere io a quella. Uffa! Ancora che parla questo!

«Inizialmente sua moglie non aveva nessuna intenzione di farlo, ma poi le si è avvicinato il ragazzo, sinceramente non so cosa le abbia detto ma ho visto che con sguardo minaccioso le tratteneva il braccio. Lo sguardo di sua moglie si è illuminato e approfittò della presenza di due agenti in pronto soccorso per un incidente per denunciarvi.»

«Denunciare chi? Ora dov’è il fidanzato di mia figlia?»

«Il ragazzo è dai carabinieri per accertamenti. Da parte mia, oltre a curare le ferite di sua moglie e sua figlia, chiederò che siate allontanati e seguiti da uno psicologo. Ah, un’ultima cosa, suo figlio era rimasto solo ed è stato portato al sicuro dai servizi sociali. Verrà restituito a sua moglie quando starà meglio e uscirà di qui. Lei per il momento e finché non si curerà non potrà avvicinarsi a lui e alla sua famiglia.» 

«Ma, scusi… Ma che fa? se ne va? Mi ascolti!.»

I Carabinieri si stanno avvicinando, e ora che faccio? Scappo? Negherò, negherò fino alla morte. Io non posso mica rimanere da solo, senza di lei, senza i miei figli, ogni tanto mi faranno girare le scatole, ogni tanto mi scapperà qualche pugno, devo farmi ubbidire in qualche modo, e che diamine! Ma senza di loro io non posso vivere, io li amo profondamente, solo che faccio? Dove vado?

«Venga con noi, dobbiamo portarla via per la denuncia. I suoi famigliari ora sono in buone mani ci penseranno loro.»

 

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Antologia Scrivendo 2024

RACCONTI SCRIVENDO ANCORA 2024

Nell'Antologia è presente il racconto di Francesca Cammisa "L'ira"

Autori Vari
Collana: Narrazioni
Genere: Raccolta di racconti brevi
Formato : Cartaceo e ebook
Uscita: 2024
Prezzo cartaceo : euro 18,00
Prezzo ebook:  euro 4,99

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